
Il mondo sgonfio
28-06-2024
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È un esempio brillante di come il pensiero filosofico possa essere una materia più duttile di come siamo abituati a pensarla e di come, in fondo, si possa pensare, bene, con tutto, anche con i momenti più difficili della propria, piccola, vita.
Per prima cosa, sostiene Meijer, la depressione consiste in un particolare tipo di perdita, «quella della realtà». È un vuoto indefinito, «bianco», assente, in cui scivola lentamente tutto «il mondo che gli altri vivono, e che è ancora presente. Ma non è più il mio». L’immagine che mi hanno lasciato i passi del libro dedicati a questo smarrimento indefinito e diffuso (in questi casi è inevitabile, filosoficamente, metterci del proprio) è quella di una realtà che, di colpo, si sgonfia. Come quando da bambino passavo ore nei cunicoli dei castelli gonfiabili e, a forza di andare su e giù, quel luogo diventava più reale e solido che mai; ma poi la sera tornavo e vedevo le luci spente, le torri, gli scivoli e le scale che si afflosciavano, la realtà di quel pomeriggio smarrita nelle pieghe della plastica. Il castello, evidentemente, non era poi così solido come me l’ero immaginato. Vedendolo svanire (ma anche vedendolo ricomparire il giorno successivo) senz’altro imparavo qualcosa: «La depressione ti fa uscire dal mondo, ti offre la possibilità di osservarlo a distanza; e per scrittori e filosofi questo è un bene, aiuta a definire autonomamente i propri giudizi. Lo status quo non fa bene a nessuno, e pensare con la propria testa è molto importante». Mentre racconta, Meijer appare «disciplinata e combattiva», «ottimista» e rigorosa. Non c’è mai una sola direzione, mai una spiegazione univoca e, soprattutto, mai un giudizio né verso di sé né, tantomeno, verso gli altri. I limiti del mio linguaggio è un libro che apre.
Michel Serres scriveva che «una bocca uccide l’altra», riferendosi all’antitesi tra la bocca che parla e, mentre parla, viene meno a tutti gli altri compiti che può assolvere: mangiare, baciare, accarezzare, sentire la realtà che condividiamo con le altre persone e che, quando meno ce lo si aspetta, può sparire. «L’attenzione è l’unica arma che abbiamo» e la cura, di cui l’attenzione fa parte, si dimostra sempre di più come una risorsa fondamentale per il presente.